
Mappare con le donne sudanesi al Cairo
Nel febbraio 2024, il CEDEJ-Khartoum – recentemente trasferitosi al Cairo in seguito allo scoppio della guerra in Sudan – insieme all’Università di Padova e alle ricercatrici del CEDEJ (Samrin Adam e Duaa Abuswar), ha avviato un progetto di collaborazione volto a rendere visibili le esperienze vissute dalle donne sudanesi sfollate in Egitto.
Contesto
Dallo scoppio della guerra in Sudan, il 15 aprile 2023, oltre 700.000 sudanesi hanno attraversato il confine con l’Egitto, stabilendosi in gran parte al Cairo. Nonostante la violenza del conflitto e i suoi profondi impatti migratori e geopolitici, l’attenzione internazionale e accademica sulla guerra rimane limitata, così come la comprensione delle vite delle centinaia di migliaia di rifugiati sudanesi al Cairo. Il progetto di ricerca intende colmare questa lacuna, dando voce in particolare alle donne sudanesi residenti nel quartiere di Faysal. Faysal, caratterizzato da una popolazione migrante eterogenea composta da comunità yemenite, siriane e sudanesi, è stato scelto come caso studio per esplorare come le comunità sudanesi ridefiniscono attivamente lo spazio urbano.
Approccio metodologico
Situato all’intersezione tra geografia critica e studi sulle migrazioni, il progetto utilizza la mappatura collettiva come metodologia partecipativa. Questo approccio permette di rendere visibili le esperienze, le voci e le emozioni delle donne sudanesi e le loro traiettorie migratorie. La mappatura collettiva è una pratica e un atto che mira a rappresentare le esperienze, le conoscenze, le emozioni e le prospettive di soggetti solitamente esclusi dalle rappresentazioni egemoniche.
Il progetto si è sviluppato attraverso una serie di laboratori di mappatura collettiva e sessioni creative con 14 donne sudanesi (Aatiqa Ishaq, Afnan Moawia, Afraa Abdelhamid, Asawer Mohamed, Asia Hamdi, Asmaa Mohamed, Bara’a Ahmed, Habab El Tijani, Marwa Ahmed, Metche Jaa’far, Nada Amin, Nafisa Bakri, Randa Yassin, Tibyan Fathuraman). Tra febbraio e ottobre 2024, sono stati realizzati tre laboratori e diversi incontri di follow-up. Nelle prime sessioni, le partecipanti hanno lavorato su una mappa del Sudan-Egitto per tracciare i propri percorsi migratori e documentare le esperienze emotive legate al viaggio. Le sessioni successive si sono concentrate sulla reimmaginazione di una mappa del quartiere di Faysal, producendo una contro-cartografia del quartiere attraverso le esperienze delle donne sudanesi.
Attività complementari hanno incluso un laboratorio di creazione di fanzine—che ha portato alla realizzazione di una breve guida di Faysal—sessioni di registrazione sonora dei ritmi quotidiani, e collaborazioni con l’artista visiva sudanese Randa Yassin, la graphic designer Rayan Alhaj, l’antropologa visiva Farah Hallaba e il fotografo Ahmed Nogud. A queste attività si sono affiancate interviste più approfondite con le partecipanti per esplorare la pluralità delle esperienze migratorie, la dimensione di genere dell’esilio e le relazioni tra le diaspore sudanesi “vecchie” (arrivate prima della guerra) e “nuove”, allo scopo di evidenziare differenze, convergenze e temporalità multiple.
Questo approccio interdisciplinare e partecipativo ha anche offerto una riflessione sull’etica della ricerca in contesti di conflitto in corso, esplorando strategie volte ad evitare pratiche estrattive. Un aspetto centrale è stato l’impegno nella diffusione immediata dei risultati, evitando i tempi lunghi delle pubblicazioni accademiche convenzionali.
Il progetto è culminato nella mostra Akhir Faysal – Faysal, ultima fermata e in una tavola rotonda dal titolo Un dialogo transdisciplinare sulle esperienze (e immaginari) delle donne sudanesi. La mostra è stata inaugurata il 1° novembre presso l’Institut Français d’Égypte, accompagnata da una serie di eventi collaterali lungo tutto il mese, tra cui concerti e proiezioni cinematografiche.
Comitato Scientifico:
Marie Bassi (Coordinator, CEDEJ-Khartoum); Mariasole Pepa (Postdoctoral Researcher, University of Padua); Samrin Adam (Lecturer, University of Khartoum); Duaa Abuswar (Fellow Researcher, CEDEJ-Khartoum).